La videosorveglianza è lo strumento tecnologico a cui, più frequentemente, fanno ricorso le amministrazioni locali.
Tale scelta è motivata soprattutto dal proposito di ridurre la criminalità di un determinato territorio e dall’obiettivo di migliorare la percezione di sicurezza nella popolazione.
Ma come si può valutare l’effettiva efficacia di un sistema di videosorveglianza pubblico?
Dalla tipologia di reato, in primis. La funzione di deterrenza riguarda principalmente i reati di tipo “strumentale”: furti o rapine.
Si ha un’efficacia nel prevenire i crimini contro le proprietà (autoveicoli). Nei reati di tipo “espressivo”, invece, quali le aggressioni o i danneggiamenti, i benefici sembrano più contenuti.
Altro fattore che influenza l’efficacia è la dimensione dello spazio.
Le videocamere risultano sicuramente più utili nel momento in cui vengono posizionate in luoghi con aree ben determinate dove gli ingressi sono circoscritti e non dove si hanno più vie di accesso e di fuga.
Ma che tipo di percezione hanno i cittadini?
L’introduzione delle telecamere, spesso, viene interpretata coma una prova maggiore della pericolosità del territorio.
Da non sottovalutare, sono anche gli effetti che si producono sulla privacy e che incidono su una potenziale discriminazione di gruppi sociali già criticati.
Considerato tutto ciò, il ricorso alla videosorveglianza va sicuramente fondato su una progettualità complessiva e su una strategia ben ragionata sia per la sicurezza sia per la prevenzione. Inoltre, si devono esaminare con cura gli usi cui il sistema è diretto. Si ha poi la necessità di definire anticipatamente gli obiettivi specifici del sistema e i mezzi organizzativi e umani per la disposizione degli stessi. Una volta fatto ciò, l’amministrazione locale ha il dovere e l’obbligo di coinvolgere il cittadino, comunicando le sue intenzioni e spiegando il perchè di tali scelte: puntare sulla sicurezza di ogni singolo e non su un controllo spasmodico della comunità.
FONTE: www.fisu.it